Novità: |
|
PRALAFERA 1920-2020
Il
2020, quarantottesimo anno di attività del GTA, sarà dedicato in buona
parte alla rievocazione del centenario dell’occupazione degli
stabilimenti tessili dei baroni Mazzonis in Val Pellice, la cui
vicenda venne portata in scena dal gruppo per la prima volta nel
1978 e poi condensata e riassunta nel 1981, dopo quaranta
rappresentazioni, in un filmato di RAI TRE. Era il 27 febbraio 1920
quando, dopo uno sciopero di 48 giorni, le 4000 operaie entrarono a
forza in Pralafera: l’occupazione, decisa dai sindacati e dal
partito socialista per risolvere una vertenza che l’intransigenza
padronale aveva reso sempre più drammatica, non durò che pochi giorni e
cessò perché il governo Nitti decise la requisizione degli stabilimenti
e qualche settimana dopo li riconsegnò ai Mazzonis.
A questo lontano e ormai rimosso episodio di lotta del movimento operaio della val Pellice è dedicato il nuovo spettacolo “LE DONNE DI PRALAFERA”
in cui i fatti che portarono all’occupazione, la prima in assoluto in
Italia, vengono rivisitati nel contesto delle vicende di una delle
tante aziende in crisi nell’ Italia di oggi. La determinazione dei
lavoratori e delle lavoratrici che si oppongono, legandosi a
turno ai cancelli della fabbrica, al trasferimento all’estero
della produzione, porterà le maestranze, grazie anche al sostegno della
popolazione, a rilevare l’azienda e ad iniziare, anche se
faticosamente, un nuovo percorso.
In
preparazione al debutto della nuova pièce, previsto alla Sala
Albarin di Luserna San Giovanni il 4 aprile 2020, il GTA propone
altri due interventi.
Il primo è “LE CANZONI DI PRALAFERA”
un concerto che ripercorre alcune pagine importanti delle lotte
operaie in Val Pellice, dagli scioperi del 1906 alla occupazione
degli stabilimenti del 1920.
Il secondo è “SIAMO SEMPRE SOTTO PROCESSO”
un recital che prende le mosse dai processi che, terminata
l’occupazione, portarono in tribunale nove operaie di Pralafera per
avere attentato alla libertà di lavoro durante lo sciopero prendendo a
sassate le crumire che volevano a tutti i costi entrare nello
stabilimento. La maggior parte delle operaie venne assolta per
insufficienza di prove, tre furono condannate a dieci giorni di
prigione ciascuna, e una a diciotto.
Lo spettacolo passa poi ad esaminare, con altri canti e scenette,
storie di donne di ieri e di oggi, dalle esuli antifasciste alle
protagoniste loro malgrado degli episodi discriminanti e violenti che
caratterizzano sempre più frequentemente le cronache quotidiane.
|
Riproposte: gli spettacoli |
|
OLTRE IL PONTE: RESISTENZE E COSTITUZIONE
Come
dice la canzone omonima, una delle tante riproposte in questo
spettacolo, "Oltre il ponte" c’era non soltanto la libertà sognata dai
Partigiani dopo anni di oppressione e di dittatura. C’era anche “tutto
il bene del mondo”, ovvero la speranza di una società più giusta e
solidale che troverà la sua massima espressione nella Costituzione del
1948. Ma a distanza di settant’anni, molti, troppi articoli dei suoi
“Principi fondamentali” continuano ad essere disattesi. Da qui
l’esigenza di nuove Resistenze: per la pace; per il diritto al lavoro,
all’uguaglianza sociale ed alle pari opportunità; per respingere i
nuovi fascismi che alzano i muri, muniscono i confini, selezionano i
più deboli e ritornano a discriminare in nome della “razza”. |
|
DIRINDINA LA MALCONTENTA
Il
GTA ritorna sul palcoscenico con un concerto di canti e musiche
popolari, che spaziano per contenuti e forma dal tradizionale
alla canzone d’autore, dai canti di lavoro alle “courente”
ballate nelle aie nei giorni di festa. Apre la canzone che dà il
titolo alla serata, una garbata denuncia della condizione di
sfruttamento della donna; seguono canti di lavoro e di
emigrazione (Nebbia alla valle; L’Amarezza delle mondine), di
ironica discriminazione (I tre fratei in Fransa, La chanson des
gueux) e la celeberrima “Les trois cloches”resa famosa anni fa
nell’interpretazione di Edith Piaft e del gruppo “Les compagnons de
la chanson”. Vengono eseguiti anche brani originali, come quello
dove si racconta di un generale, di un ricco, di un politico e di
un povero diavolo che si presentano al Giorno del Giudizio , e non
mancano- secondo la consolidata tradizione del Gruppo- canti della
Resistenza (Oltre il ponte, Moorsoldaten) e pacifisti (Un jour viendra). |
|
QUANDO SI DICE DONNA
Una
proposta di spettacolo per il 2020, da verificare in prova aperta
già quest’anno. Storie e canti di donne protagoniste della resistenza
di ieri e di oggi, a cominciare dalle protestanti francesi rinchiuse
nella Tour de Constance, ad Aigues Mortes presso Montpellier, con il
motto “Resister” inciso sulla pietra della prigione in cui per
molti anni furono rinchiuse, come Marie Durand, per la loro fede.
Racconti e canti che , via via, arrivano fino ai giorni nostri, con le
testimonianze drammatiche di chi continua ad opporsi alle
discriminazioni e alle emarginazioni.
|
|
FINE DEL MONDO A PRADELTORNO
Nel piccolo villaggio dell'alta valle di Angrogna, già centro della resistenza valdese nelle guerre di religione del Cinquecento
e del Seicento, una recita, scritta per ricordare nella sera del 21
dicembre 2012 (data prevista dalle antiche profezie Maya per la fine
del mondo) le tante vere fini del mondo cui il borgo andò incontro
nella sua storia, diventa l'occasione per un processo contro la guerra,
contro tutte le guerre. La domanda di fondo della giullarata che
conclude lo spettacolo rimane quella a cui fino ad ora nessuno ha
saputo dare una risposta: come mai, su questa terra, continuiamo ad
ammazzarci come mille, diecimila anni fa? E ancora: è possibile uscire
dalla logica della guerra come mezzo di risolvere le controversie
internazionali, progettando un'alternativa che ci porti fuori da questa
logica, informando correttamente e ripristinando la verità?
|
|
LI VALDES
L'ormai
collaudato spettacolo che ha girato il Piemonte, diverse regioni
italiane, la Francia e la Danimarca e - nella primavera del 2013 - le
comunità valdesi del Rio de La Plata in America Latina, viene
riproposto sia nella sua versione integrale, con Silvana Rivoir, Marisa
Sappé, Maura Bertin, Marta Pandolfi, Miriam Gallo, Erica Malan,
Michelle Sanmory, Marco Rovara, Silvano Bertin, Piero Cironti, Samuele
Lazzero, Claudio Raimondo, Remo Morel, Ettore Danna e Jean Louis Sappé,
sia in un recital a due voci con Maura e Jean Louis .E’ una riflessione
su temi universali, nei confronti dei quali non possiamo rimanere né
indifferenti né passivi. E’ la storia di un popolo-chiesa, dalle
persecuzioni alla concessione delle libertà civili; dalla forzata
emigrazione – ieri come oggi- con tutto ciò che la accompagnano, ai
drammi e all’inutilità della guerra; dalla forza della lingua madre e
quella delle donne, alla voglia di libertà e al coraggio per
conquistarla. Come nel teatro greco, le parole, i gesti ed il canto
corale che rievocano la lunga e affascinante vicenda valdese, sono
affidati alla sobria verbalità delle attrici e degli attori, ed alla
sequenza dei canti, che fanno parte del patrimonio tradizionale
raccolto e rielaborato dal GTA a partire dal 1972, l’anno di
costituzione della compagnia. |
|
ETOILE DES NEIGES
Un
divertente spettacolo musicale, con canti e racconti della tradizione
popolare delle valli valdesi e occitane, tratta da registrazioni dal
vivo risalenti agli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, ma anche, in
buona parte, dai “Cahiers des chansons”, i “Quaderni delle canzoni” in
cui un tempo venivano annotate le strofe da cantare durante le feste di
nozze, all’osteria e – soprattutto- nelle lunghe veglie invernali
d’antan. Una tradizione, quella dei quaderni, diffusa in tutto l’arco
alpino, ma in modo particolare in quelle valli della provincia di
Torino definite valdesi: la val Pellice, la val Chisone e la val
Germanasca. E’ in questo territorio che è stato rinvenuto un gran
numero di manoscritti, i più antichi dei quali risalgono al 1700, che
concorrono a fornire un repertorio di oltre 400 testi legati ai temi
dell’amore e della guerra, del lavoro e dell’emigrazione. Ma nei
“Cahiers” capita anche di trovare, accanto ai momenti forti della vita
famigliare, poesie, aneddoti e racconti, spesso esilaranti: come quelli
che vengono riproposti nello spettacolo, dal “Malentandù” (il
malinteso, l’equivoco legato alla interpretazione della sigla “W.C.”,
da uno inteso come servizio igienico, dall’altro come la “White
Chappelle”, la bianca cappella inglese), al racconto del militare
valdese che ,sorpreso a scartabellare un mazzo di carte da gioco
durante la funzione obbligatoria della messa, riesce a salvarsi dalla
gattabuia raccontando della sua fede evangelica riassumendola
attraverso i numeri e le figure delle stesse carte. O, ancora, il
monologo in cui si racconta dello stupefacente viaggio e delle bizzarre
avventure del sindaco di un piccolo villaggio alpino che si reca per la
prima volta a Torino. Ma in “Etoile des neiges”, un dolcissimo canto
savoiardo, non si ride soltanto, ma si protesta anche, come nella
riscrittura di un canto tradizionale della cultura occitana, dove un
asino fa testamento.
Avendo probabilmente ben presente la difficile e confusa situazione che
ormai da anni sta vivendo l’Italia, l’animale destina parte della sua
eredità ai politici disonesti e truffaldini, a cui lascia non solo le
orecchie perché diano finalmente ascolto alla gente, ma anche una
sonora scoreggia perché spariscano dalla faccia della terra. |
|
DONNE, COMPAGNE, RESISTENTI
Quando
si parla della lotta di liberazione in Italia (1943-45) le donne, quasi
sempre schive e avare di parole, sono generalmente escluse da un
discorso che vede l’Uomo, il Partigiano, indiscusso protagonista. In
questo spettacolo- recital il GTA - e non è la prima volta nella sua
quarantennale storia- emerge invece la centralità della figura
femminile, a indicare quali straordinarie varietà di significati
possano rappresentare le testimonianze di ragazzine come Cecilia e
Renette, che a 16-17 anni decidono di entrare nella Resistenza
impegnandosi nel rischioso incarico di staffette; di giovani operaie
come Ida e “Cita”, che sfidano il divieto di scioperare imposto dal
regime. E come “Maria” e “Mamma Togni” le quali - a differenza di molti
dei loro antichi compagni di banda che dopo la Liberazione volgeranno
le spalle a quei valori di uguaglianza, di giustizia e di libertà
vagheggiato in montagna- continueranno a impegnare giorno dopo giorno
la loro passione per portare avanti il sogno onesto e buono di quel
rinnovamento sociale soffocato purtroppo dopo il 25 aprile. |
|
VICH
NELLA
PRIMA GUERRA MONDIALE
Nel
febbraio 1983 un contadino di Angrogna, Luigi Buffa, detto Vich, classe
1893 viene nella pluriclasse del Capoluogo in cui insegna Jean Louis
Sappé, a raccontare la sua storia di alpino nella “Grande Guerra”. Una
testimonianza sconvolgente, alla Remarque e alla Emilio Lussu, che
evoca un conflitto immane, che di “grande” in realtà di grande ebbe
soltanto il profitto degli industriali, l’elevato numero dei morti, e
la sofferenza di tutti.Il racconto, riportato al ciclostile sul
giornalino di classe, fa il giro della valle e qualche anno dopo verrà
riproposto in una collana didattica curata dalla SEI sotto il titolo
“L’altra storia”. Nel 2014, a margine della ricorrenza del centenario
dello scoppio della prima guerra mondiale, il GTA fa di questo testo il
filo rosso dello spettacolo teatrale “ Vich nella prima guerra
mondiale”, integrando la testimonianza del soldato angrognino con canti
e altri documenti antimilitaristi e contro la guerra. La conclusione
dello spettacolo, estremamente attuale, è, nella tradizione del GTA,
provocatoria: chi era, chi è il nemico, quello vero? Il soldato che sta
nella trincea opposta e che combatte anch’egli senza sapere il perché,
oppure coloro che, da una parte e dall’altra, questa e tutte le guerre
hanno voluto, per il loro particolare interesse? Di questo spettacolo,
ancora in cartellone, è stato tratto il recital “Trincee” con Maura e
Jean Louis Sappé.
|
Riproposte: i recital
|
|
MIGRANTI
Dall’Unità
d’Italia in poi, non meno di 30 milioni di italiani hanno abbandonato
definitivamente il nostro paese. E’ un fenomeno che per vastità,
costanza e caratteristiche non trova riscontro nella storia moderna di
nessun altro popolo europeo. Un fenomeno, causato dall’incremento
demografico e dalla miseria economica, che ha colpito in particolare
tutte le aree agricole italiane. Valli valdesi del Piemonte comprese,
quando, a partire dal 1848 con l’ apertura dell’antico ghetto tra i
monti dove per secoli erano stati rinchiusi i valdesi, si assisterà a
una emigrazione di rilevanti proporzioni. La prima ondata si dirigerà
soprattutto nella vicina Francia, ma anche in quella parte di Svizzera
che 160 anni prima aveva accolto uomini e donne, vecchi e bambini
scampati al massacro e poi alle prigioni del Duca di Savoia. Ma poi,
così come nel resto d’Italia, molto più rilevante e caratteristica sarà
l’emigrazione oltre Oceano, che nel giro di quarant’anni porterà quasi
un terzo della popolazione delle Valli in Uruguay e in Argentina.
E’ da qui che inizia la nostra storia, basata anche questa volta su
documenti, canti e testimonianze di un tempo, per poi arrivare via via
ai giorni nostri, quando sono altri popoli di diseredati a dover
scappare dalla fame, dalla guerra e dalla dittatura, cercando di
raggiungere, chi a piedi, chi su pericolanti barconi, questa Europa
cristiana, sempre più immersa nella xenofobia, che non li vuole e li
ricaccia.
|
|
JOSUÉ JANAVEL
L’intrigante vicenda di Josué Janavel (1617-1690), contadino di Rorà e
leader della Resistenza valdese del Seicento, rivive in questo
racconto a due voci, contrappuntato da canti della tradizione
popolare. Josué, il giorno di Pasqua 1655, reagisce al massacro
della sua gente operato dalle truppe sabaude. improvvisando una
guerriglia ante-litteram, oggi diremmo alla Che Guevara: la sua
banda,poche decine di uomini male armati, riesce con intelligenza
e abilità a respingere le soldataglie ducali al comando del
Marchese di Pianezza. “Le Pasque piemontesi” scateneranno
l’indignazione delle potenze protestanti europee, e costringeranno la
duchessa reggente Maria Cristina a mettere fine al genocidio. Ma
dopo la concessione delle “Patenti di Grazia” con le quali Madama
Reale accorda il suo “perdono” ai sudditi ribelli, le clausole
dell’accordo non verranno rispettate, costringendo Gianavello a
riprendere la guerriglia, con attacchi e sabotaggi cui la repressione
sabauda risponderà con inusitata violenza.
Le popolazioni delle Valli sulle quali ricade il peso della
guerra contro i cosiddetti “banditi”, ovvero Gianavello e i suoi
uomini che nel frattempo sono stati messi al bando, si distaccherà
progressivamente dai suoi partigiani. Qualche anno dopo, nel
1665, Gianavello sarà costretto all’esilio, dove gestirà una
modesta bettola in un quartiere popolare di Ginevra, e metterà
per iscritto le sue “ Istruzioni” , un vero
e proprio manuale di guerriglia, con una serie di consigli
pratici per una difesa efficiente delle Valli. Il recital, tratto
dallo spettacolo “A la brua! Un grido di libertà” (1990),
ripercorre le tappe essenziali dell’intrigante vicenda di Colui
che in seguito verrà soprannominato “ Il leone di Rorà”.
|
|
ETTORE SERAFINO
Un
recital tratto dall'autobiografia dell'avvocato pinerolese (1918-2012),
da tenente degli alpini sul fronte occidentale e nella campagna di
Grecia, alla scelta di combattere il nazifascismo, prima in val Pellice
e poi in val Chisone, dove diventerà comandante della 44.ma Divisione
Autonoma "Adolfo Serafino". Un racconto di straordinaria efficacia, da
cui traspare la profonda fede evangelica del protagonista e l'amore per
la libertà.
|
|
MARTIN LUTERO
Un
recital a due voci, della durata di tre quarti d'ora, scritto in
occasione delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma protestante,
che racconta i momenti salienti del grande teologo tedesco, con la sua
energia profonda, ma anche con i suoi errori e le sue debolezze.
|
|
JACOPO
LOMBARDINI,
UN MAESTRO DI LIBERTÀ
La
straordinaria vicenda di Jacopo Lombardini, il maestro evangelico
toscano esule volontario nelle Valli Valdesi del Piemonte, che dopo l'8
settembre 1943 sale in banda sulle alture della Val d'Angrogna, come
commissario politico delle formazioni "Giustizia e Libertà". Arrestato
nel marzo del 1944 in alta val Pellice durante un rastrellamento, viene
condotto alle Carceri Nuove di Torino e torturato. Rinchiuso nel campo
di concentramento di Fossoli, in Emilia, verrà poi trasferito nel lager
di Mauthausen, dove passerà per il camino nella notte tra il 24 e il 25
aprile 1945. Il recital comprende letture, canti e testimonianze. |
|
BIANCA: una, cento
donne nella resistenza
Un
racconto tra fantasia e realtà, basato in larga misura sulle
testimonianze di staffette e di partigiani combattenti, e riassunto
nella storia emblematica di “Bianca”, dal suo ingresso nella scuola
fascista degli anni Trenta, alle adunate del regime dove si trova a
dover sostituire il grembiulino con il colletto bianco inamidato con
una sorta di divisa militare; dall’adolescenza nella comunità valdese
dove il pastore al culto prega per il duce, alla tragedia della seconda
guerra mondiale, fino alla scelta di entrare nella Resistenza e di
combattere per la libertà. Una storia della durata di 50 minuti,
inframmezzata da canzoni e da letture di testimonianze e documenti
originali dell'epoca, rivolta in primo luogo agli studenti delle scuole
medie e superiori, ma nella quale si possono ovviamente riconoscere
tutti coloro- uomini e donne- che di quegli anni furono in qualche modo
protagonisti, e nella quale la conservazione della memoria rispetto
alla esperienza pregnante della Resistenza si unisce al dialogo fra le
diverse generazioni.
|
|
L'ALTRASTORIA
Settant’anni
di contro- storia italiana, dalla “Grande guerra” alla Costituzione
Repubblicana, riletti “ dal basso “ attraverso canti popolari e
testimonianze di chi ne fu, spesso senza neanche rendersene conto,
umile protagonista Si comincia con “l’inutile strage” della grande
guerra, in cui di “grande” c’è soltanto la follia di chi la volle e il
numero dei morti. Poi c’è il fascismo, con la sua prepotenza e la sua
folle seduzione delle masse, perché la realtà era ben diversa:i 700
mila fuorusciti, i tribunali speciali, la mancanza di lavoro, la
spaventosa guerra di Russia,con le tradotte lunghissime all’andata, e
pochi vagoni al ritorno dei superstiti. E infine la Resistenza e la
Costituzione repubblicana: le poche pagine liete di una storia in gran
parte infelice. |
Volete
organizzare la rappresentazione di uno di questi spettacoli?
telefonate al +39 0121 953026
oppure scrivete un e-mail
a: teatroangrogna@yahoo.it
|
|